Viaggio da incubo abbastanza recente, per tornare nella mia Milano.
Mi sono trasferita a Torino nell’aprile del 2019. Il giorno precedente il primo lockdown, la mia cagnetta è stata operata per una paralisi alle zampe posteriori e ha iniziato lunghi mesi di fisioterapia per ricominciare a camminare. Purtroppo però, non potrà più fare balzi e tantomeno scale, e questo ci dà una certa esigenza per muoverci assieme da casa.
Avevo visto l’ultima volta i miei genitori nel Natale 2018. Finalmente, a fine agosto del 2020, riesco a partire con il mio cane, dopo essermi premurata presso la compagnia dei treni, di avvisare che ha bisogno di una piccola rampa per scendere, altrimenti ne avrei portata una io (ma con enorme fatica, essendo da sola e avendo cane e un trolley).
Loro mi rassicurano che non c’è bisogno, ma da brava paranoica ne parlo comunque con la capotreno il giorno della partenza, e pare non ci siano problemi.
Arrivata a Milano, inizia il dramma: non arriva nessuno ad aiutarmi con la rampa, e da sola non riesco ad azionarla. Grande agitazione, c’è chi si lamenta che è immorale attardarsi per un cane; peccato che pesi 20 chili e io stessa abbia una protrusione, quindi o così o non scendevamo più. Mi fanno poi scendere da un’altra carrozza fra il nervosismo generale e qualche maledizione. Non ho mai sudato tanto in vita mia. La capotreno mi sgrida, come se non fosse la stessa con cui avevo parlato a Torino un’ora prima. Tengo a precisare che ho pagato 50 euro per il biglietto del mio cane. Più del mio.
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