Viaggio da incubo fresco fresco.
La settimana scorsa, dopo aver passato qualche giorno dai parenti di mio marito a Barletta, siamo tornati a casa nostra a Milano in treno; sebbene la tratta in aereo sia molto più veloce, lui soffre un po’ di mal d’aria e in generale lo troviamo fisicamente più scomodo essendo entrambi molto alti, quindi se non abbiamo problemi di tempo preferiamo quasi sempre il viaggio in ferrovia.
Consci che sarebbe durato tra le 7 e le 8 ore, ci portiamo dietro qualche rivista, dei fumetti, una scacchiera e la mia Nintendo Switch.
All’inizio il viaggio procede senza problemi, chiacchieriamo e facciamo qualche partita a scacchi con due ragazzə vicinə di posto che però scendono a Pescara; mio marito decide allora di fare un pisolino mentre io prendo la mia console, collego le cuffie e inizio a giocare.
Dopo una decina di minuti sento una mano appiccicosa che mi bussa sul braccio, mi giro ed è una ragazzina sui 10 anni che mi chiede se la faccio giocare; gentilmente rispondo di no ma che se vuole posso darle un fumetto da leggere.
Come avessi premuto un interruttore, la bambina scoppia a piangere; io sul momento rimango sorpreso, poi faccio mentalmente spallucce e mi rimetto a giocare ignorandola.
Tempo 5 minuti e si presenta il padre della pargola che senza preavviso mi toglie una cuffia dall’orecchio e mi apostrofa chiedendomi perché non permetto a sua figlia di giocare; gli rispondo che non presto la mia console, men che meno ad una bambina sconosciuta con le mani sporche che potrebbe danneggiarmela.