Londra, 2005, io ancora quindicenne in viaggio con mia mamma.

All’epoca non c’erano Booking e altre cose interessanti che ti aiutano nella scelta degli alloggi. Optando per un volo low-cost, decidiamo di affidarci agli hotel convenzionati/consigliati dalla compagnia di volo.

Prenotiamo questo albergo che era proprio nel centro più centro di Londra. Noi contentissime di essere così comode come posizione.

Arriviamo verso le 21 alla stazione di Londra, prendiamo la metro e arriviamo sul posto.

“Be ma dai, da fuori non è male… “.
Infatti il problema è dentro.

Veniamo “accolti” da un povero signore pakistano che parla inglese per modo di dire, e dopo vari minuti di maccheronismi anglosassoni di mia mamma e vari singulti misti del signore alla reception riusciamo ad ottenere le chiavi della stanza.

Per terra è tutta moquette blu scuro, scurito ulteriormente da un grosso strato di sporco umidiccio ben sedimentato.
Le scale un po’ a chiocciola, sempre in fantastica moquette, non sono illuminate, come la maggior parte del corridoio. Arriviamo davanti alla porta, la chiave gira, la porta si apre ma è come se sbattesse contro qualcosa.