Stati Uniti e Canada, a.d 2015.

Quello che doveva essere un secondo viaggio di nozze si è trasformato in un viaggio da incubo.

Nell’ordine:
– Arrivati a JFK mio marito decide di infilarsi nel primo pulmino che trova (abusivo) e va in albergo pagando una follia;
– Io arrivo dopo tre ore con quattro valigie e il marsupio di non so chi impigliatosi nel moschettone di una valigia;
– A New York becchiamo un nubifragio, passiamo mezza giornata nella fermata dei pullman ad asciugare calze e scarpe nei bagni della stazione (mio marito ha provato a chiamare un taxi come si fa nei film senza riuscirci);
– In aeroporto a Washington rimaniamo bloccati per un allarme terroristico.

Partirà solo il nostro volo per Buffalo dopo sei ore. Un charter dove uno steward di colore al microfono fa la voce da donna, da uomo e da pilota.

Una donna cieca entra ma non sa che l’aereo è piccolo, quindi sta per cadere e lo steward psicopatico urlerà nelle tre tonalità di voce per salvarla.

Accanto a noi una famiglia di asiatiche si toglie le scarpe, si taglia le unghie dei piedi e tira fuori l’equivalente di un ayce e se lo magna emettendo suoni vari.

A Buffalo hanno perso le nostre valigie imbarcate. Troviamo solo il bagaglio a mano, ma mio marito ci ha ficcato dentro solo la roba sporca e inutile.
Arriva il nostro transfer per Niagara Falls. Carmine.