Il mio viaggio da incubo è quello che non ho fatto, ma che ha fatto mio marito.

Facciamo cosplay, e alcuni anni fa partecipiamo ad una gara che aveva in palio un viaggio di una settimana a Tokyo per 2 persone. Pubblicizzato in ogni dove così come è scritto. Per 2 persone. Persino ribadito dai presentatori durante gara e premiazioni. Per 2 persone.

Ebbene, mio marito vince la gara e quindi il viaggio.

Scopriamo a quel punto che il viaggio era effettivamente per 2 persone, ma non come normalmente inteso: uno era il vincitore della gara di sabato, uno quello della gara di domenica.
Per eventuali accompagnatori: 1200€ ciascuno (che non tutti hanno sempre disponibili, noi purtroppo in quel momento non passavamo un bel periodo economicamente parlando).

Il viaggio vinto è nominale, non cedibile e non vendibile.

In pratica mio marito è dovuto andare a farsi un viaggio con uno sconosciuto il quale, per giunta, non era minimamente interessato al Giappone, non sapeva mezza parola di inglese, aveva l’autonomia di un bradipo morto ed era un ritardatario cronico (si è presentato un’ora dopo l’appuntamento con la guida, per dire: lo hanno dovuto chiamare in stanza e stava ancora dormendo.