Anni fa ho iniziato a viaggiare da sola, zaino o trolley e via, e la prima tappa fu Amsterdam in onore del King’s day.

Dopo aver sentito dei miei colleghi raccontare meraviglie della Sicilia ed in particolare di Noto decido di fare lì le mie vacanze. Prenoto il volo, l’auto (ibrida, pagata una fortuna) con cui andare in giro e un alloggio via Airbnb ad Avola e poi un secondo a Catania.

Arrivo e vengo accolta dalla padrona di casa che mi presenta la figlia e l’altro ospite, un russo sui 40 con cui già intravedo ci sia del feeling con la signora e che non parla un parola di italiano. Inizialmente i rapporti sono stati buoni: lontanissimi dalla famosa “calorosità” meridionale, ma cordiali finché una mattina, a colazione, mentre mangio un dolce buonissimo che ha fatto lei, non mi tempesta di domande sul perché io sia lì sola.

“Sono single”.

Tutto cambia, mi dà buca per una pizza la sera, assieme al russo, facendomi fare una figuraccia in pizzeria perché mi avvisa 5 minuti prima di uscire e al mattino niente più dolci fatti in casa.

Lo stigma di single del nord a caccia di procaci uomini del sud sembra seguirmi anche a Noto, dove mi dirigo spinta dalle bellissime recensioni degli amici del primo paragrafo non solo sull’arte barocca e l’architettura della città (quella c’è ed è stupenda) ma anche sulle fantastiche colazioni di una nota pasticceria.