Mi portano in un ufficio esterno all’aeroporto dove per un’ora ed un quarto vengo interrogato sul mio itinerario, sul mio lavoro e sulla mia vita in generale, mentre altri agenti setacciano i miei bagagli rivoltando letteralmente ogni calzino. Non trovando nulla di illecito, sembra che il controllo volga al termine, quando il capo delle guardie mi dice testualmente: “Tu hai ingoiato ovuli di cocaina e adesso vieni con noi in ospedale”.
Più sconcertato che spaventato, accetto di seguirli all’ospedale per le radiografie, continuando a ripetere che non ho nulla da nascondere.
A quel punto, vedendo forse che non avevo alcuna riserva a sottopormi agli esami, si convincono che sto dicendo la verità e mi lasciano andare. Ma non prima di avermi fatto compilare un modulo per eventuali reclami su come si sono svolti i controlli, e sull’eventuale disagio che posso aver provato.