La paura e la preoccupazione comincia a serpeggiare e ci guardiamo tutti come a dire: “A chi toccherà adesso?”.

I più intraprendenti cercano di intonare qualche canzone sul pullman per stemperare la tensione, ma è vivido il ricordo di quel ragazzo che, sorridente, intona una canzone degli alpini senza riuscire a portare a termine la prima strofa perchè si mette a vomitare a spruzzo.

Tornati in albergo, i caduti non si contano neppure più: tutti chiusi nelle stanze, giravano voci incontrollate sulle cause e tutti quelli che ancora non avevano accusato sintomi attendevano il loro triste – ma a quel punto inevitabile – destino.

Nell’albergo si presentano medici, NAS e varie altre autorità come carabinieri e pompieri: sembra di essere in un film.

Viene fuori la causa di tutti questi malori: l’acqua di rubinetto che ci avevano dato da bere la sera prima e al mattino era stata contaminata nientemeno che dalla perdita di una fognatura.

Il giorno dopo, nonostante le condizioni non proprio rosee di tutti, si decide di tornare a casa in pullman: tutti tranne uno che vediamo superare il Pullman a bordo di un’ambulanza.
La diagnosi era: colera.

Forse no, ma ci piace ricordarla così.