Decidiamo di rimetterci a letto, tirando bene la zanzariera e sperando che il ragno abbia deciso di spostarsi.
Tempo cinque minuti e inizia una tempesta di vento. I rami delle palme sopra la baracca strusciano sul tetto in lamiera producendo un rumore che sembra quello di un secchio di metallo trascinato lungo un pavimento in cemento.
Altri cinque minuti, e inizia a diluviare.

Che bello il ticchettio della pioggia! Peccato che poco dopo sento la prima goccia cadermi sulla gamba. Poi la seconda. Mi siedo sul letto in attesa che smetta di piovere, decisa a non svegliare M. che invece sembra dormire serenamente.
E invece no! Si tira su anche lei: “Cavolo C., ma piove?!”
Ed è così che inizia la lotta contro la pioggia. I nostri teli da mare diventano lenzuola per assorbire l’acqua. I cuscini vengono messi al centro dove sembra cadere più pioggia. E la giacca in goretex si rivela finalmente utile.
Dopo le 9 ore di viaggio che ci attendono per tornare a Freetown, ci diciamo che tutto sommato ne è valsa la pen-AH NO!