Paesaggi davvero bellissimi ma un freddo bestia, reso ancora più violento dal vento (la barca è scoperta, tipo le canoe degli indiani d’America ma con il motore invece dei remi), la navigazione è lunghissima, almeno un’ora e mezza e io seguo il tragitto da GoogleMaps per capire quanto manchi.
Il fiume, si vede chiaramente dai segni lungo gli argini, è molto basso, evidentemente non piove da parecchio ma non sembra essere un problema almeno fino a quando il barcaiolo non accosta il natante, si ferma su una distesa di ciottoli e ci dice che la barca non può proseguire oltre perché il livello del fiume in quel punto è troppo basso e lui non può passare e ci esorta a procedere a piedi. Io sinceramente non ci penso nemmeno a mettere i piedi in quell’acqua gelida ma sono l’unica perché tutti gli altri non sembrano turbati da questa inaspettata comunicazione. A qualche metro di distanza c’è un bambino seduto insieme alla madre su una barca ferma su quegli stessi ciottoli e quando vede gli avventurosi turisti dirigersi verso il fiume che – adesso – dovrebbero guadare per non si sa quanto tempo né in quali condizioni, scoppia in una sonora risata e dice, in un inglese perfetto, che più avanti il fiume ritorna ad essere profondo e che dovranno nuotare. Faccio presente che eravamo tutti muniti di zaino e, volendo anche sorvolare sul discorso del freddo, dove pensavano di metterli gli zaini e i vestiti una volta superata la parte di fiume basso?
Mio marito sarebbe tentato ma io mi attacco a cozza al timoniere, gli intimo di riportarmi un po’ più indietro dove avevo visto un ristorante con zona picnic e alcune delle persone che erano con noi si uniscono insieme a turisti di altre barche che nel frattempo raggiungevano il punto inaccessibile.
Appuntamento con i temerari alle 15. Noi passiamo la giornata in quel ristorante mangiando male e pagando tantissimo, ma c’erano le birre e le toilette e mi sembrava già tantissimo in quella giornata assurda; ad un certo punto è arrivato il sole e tutto sommato la permanenza è stata accettabile, a parte il nervoso di aver pagato per un tour che non abbiamo fatto e di aver dovuto superare tutte quelle difficoltà per non raggiungere la meta prefissata. Gli avventurosi, recuperati alle 15, hanno raccontato di aver veramente nuotato nel fiume gelato tranne qualcuno che non è riuscito e ha passato tutta la mattina sui ciottoli. Senza né mangiare né bere. Al freddo.
Il ritorno ve lo risparmio perché, dato che la giornata era stata così bella, hanno ritenuto di allungare un po’ e per ritornare a Tirana di ore ce ne abbiamo impiegate 5 (sempre su minivan, naturalmente).
Ma quello è un altro viaggio da incubo 😄
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