Il tassista si fa quasi tutti i sensi vietati di Tirana e arriviamo alla benzina alle 5 in punto.
Pensiamo, giustamente, che il peggio sia passato e invece no perché quello che avrebbe dovuto essere un bus di un tour operator era in realtà uno dei tanti minivan orrendi tanto in voga in Albania.
Avendo maturato nei due giorni precedenti una discreta esperienza in materia, sapevamo che quei mezzi non garantiscono il posto a sedere e dovendo fare un’ora su strada asfaltata ma soprattutto quasi 2 ore su una mulattiera, non avevamo nessuna intenzione di restare in piedi e così, appena aperta la portiera, ci fiondiamo sul van e ci assicuriamo 2 posti a sedere. Un ragazzo asiatico, ignaro, prende la situazione molto più alla leggera, sale e scende dal van in attesa di partire ma quando tutti si sistemano e stiamo per levare le ancore si accorge che i posti sono finiti. Fa presente la cosa all’autista il quale, senza scomporsi, si dirige verso il piazzale del benzinaio, recupera uno sgabello di plastica e lo posiziona vicino alla porta anteriore. Fine della questione.
Partiamo e strada facendo carichiamo due tossici sconvolti e piuttosto molesti, là funziona così, è uso e costume per gli autisti di questi minivan raccattare chiunque cammini a piedi lungo la stessa strada. I due soggetti restano con noi una mezzora buona, in piedi attaccati all’asiatico dello sgabello, fino a quando non carichiamo un poliziotto e si decidono a smettere di schiamazzare e a scendere, Chissà perché.
Senza dilungarmi sulla drammaticità del viaggio veramente lungo attraverso un’interminabile mulattiera sgangherata, dopo più di 3 ore arriviamo al porticciolo per l’imbarco. Fa un freddo cane perché ci sono le montagne e il sole ancora non arriva, cerchiamo di capire qual è la nostra barca e finalmente, dopo un’altra discreta attesa, partiamo.
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