Seguono una decina di minuti buoni di sue pretese il cui succo è: “Mia figlia si annoia, mancano ancora 4 ore di viaggio, giocate un po’ per ciascuno e vedrai che ci sta attenta” durante i quali la ragazzina gnaulante continua la sua tragedia greca disturbando tutto il vagone, pretese alle quali rispondo sempre “No”.
Alla fine, evidentemente arrabbiato perché non subisco il “fascino” del suo piccolo angelo, il padre traina via la sua prole a cui comunque ho lasciato uno dei miei fumetti, fumetto che non rivedrò mai più perché in breve tempo la pestifera marmocchia lo riduce a coriandoli, senza ovviamente che il genitore esemplare faccia anche solo finta di trattenerla.
Mio marito mi ha trattenuto (era fortunatamente un fumetto a cui non tenevo) ma all’arrivo non ho resistito: ho raccolto dal corridoio la copertina distrutta del fumetto e ad alta voce ho detto al padre: “Questo è il motivo per cui non presto nulla di valore”
Siamo scesi con lui che sbraitava le classiche idiozie sul fatto che non posso saperne nulla perché non ho figli.
Le carrozze child-free non arriveranno mai troppo presto…
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