Arriviamo in aeroporto a Cancun la sera, io continuo a svenire e i miei mi appoggiano in giro per l’aeroporto.
Riusciamo a salire in aereo e, per fortuna ci sono dei posti liberi per cui mi stendono su 4 sedili, prendo un sonnifero e mi sveglio a Verona.
I miei genitori mi riferiranno poi che le hostess hanno tentato di allacciarmi le cinture e di controllare il mio stato ma io non ho ricordi.

Mentre io sono in uno stato di incoscienza indotto da farmaci più qualche virus tropicale mio padre, medico, prende anche lui mezzo sonnifero e si prepara a 8 ore di sonno.
In quel momento il capitano annuncia che c’è bisogno di un medico in coda all’aereo. Mio padre si guarda intorno, nessuno si alza.
Mi ha raccontato che è arrivato in coda all’aereo sorretto da mia madre e un po’ sbiascicante. Una signora era nelle mie stesse condizioni, distesa anche lei, somministrato un anti nausea e son tornati tutti a dormire.

Passerò tutta la settimana successiva a mangiare solo cracker e qualche galletta.
Ovviamente andando a lavorare in preda al jet leg.

Un anno e mezzo dopo abbiamo ricevuto 300 euro a testa di rimborso.