Il volo da Londra per fortuna è puntuale e atterro a Linate, dove mi attendono i miei genitori. Aspetto la riconsegna dei bagagli e con le ultime forze vado verso l’uscita. Letteralmente, vedo finalmente la luce in fondo al tunnel… finché non mi si parano davanti due finanzieri che mi chiedono di aprire la valigia. Per fortuna, si rendono conto del mio stato di salute e mi smollano velocemente.

Quando esco dall’area arrivi, scorgo mia madre e vedo che mi fissa come fossi un’aliena, sentenziando: “Ora andiamo subito al pronto soccorso!”. Non ero stata del tutto sincera sulle mie condizioni, perché non volevo si preoccupassero troppo.

Insomma, per farvela breve: ho passato le tre settimane successive dentro e fuori dall’ospedale, mangiando antibiotici e cortisone senza mai smettere di tossire e con i vicini che telefonavano ai miei per chiedere cosa avessi, visto che stavo tossendo l’anima da giorni.

Al 17esimo prelievo del sangue e dopo un esame molto specifico del medico giusto, finalmente la diagnosi: polmonite interstiziale atipica, non visibile dai raggi. A quel punto, trovano l’antibiotico corretto e inizio a riprendermi.

Ci ho messo mesi a riprendermi del tutto, e dopo quella dose massiccia di farmaci mi è completamente sparita l’allergia (pesantissima) che avevo alle graminacee. L’unica cosa positiva che mi è rimasta da quel viaggio allucinante.