Una voce angelica arriva al mio orecchio: “Luca, sono un medico”. Mi giro e vedo una docente di un’altra classe. Confortato da quelle parole le afferro un braccio: “Mi aiuti, sto morendo”, ma mi accorgo che la mia presa è talmente forte che la vedo contorcersi come i personaggi del video di Black Hole Sun dei Soundgarden.
Dalla hall hanno chiamato un’ambulanza. “Cosa ca**o ambulanza? Non voglio finire all’obitorio mammaaaaa mammaaaaa”. Gli operatori accorsi sono due bestioni di 4 metri per 2, tipo monolocale messo in affitto a Roma a 700 euro con il 3+2. Uno di loro mi misura la pressione. Biascico qualcosa in inglese con la scarsa lucidità del momento. Mi caricano e con me viene Nanni Moretti.
Sì, Nanni Moretti, okay? Un docente di un’altra classe che somiglia a Nanni Moretti. Lo fanno sedere con me dentro l’ambulanza – sì, lo hanno fatto – e il tizio mi confessa che in gioventù si è calato ogni roba, dall’erba a quegli intrugli che durante il ’68 furono sdoganati da Woodstock. Mi rincuora il fatto che mi capisca, e arriviamo all’ospedale.
Io sento scosse al petto, balbetto e ho la stessa carnagione dell’acqua. Una dottoressa mi visita e le racconto tutto con un inglese che fa capolino anche il Principe Harry per dirmi: “Hey dude, you’re good!”. Mi sparano una dose di Valium e mi dicono: “Don’t smoke marijuana anymore”. Il mio è stato un attacco di panico misto ad alterazione da quella robaccia che mi sono ficcato nei polmoni, convinto di essere uno di Trainspostati.
Si torna all’hotel con Nanni Moretti che paga la corsa in taxi. Ragazzi, quel docente fu un grande e vorrei tanto capire come si chiama per fargli un colpo di telefono e ringraziarlo.
Arriviamo all’hotel, i miei compagni di classe sono tutti ammassati nella hall. “Ragazzi, sto meglio!”, nessuno mi considera. Li vedo tutti tesi, si avvicina una ragazza della reception: “Be quiet, we’ve called the police”.
E io, paranoico, penso che ‘e guardie mi stiano cercando.
Poi scopro che in realtà lungo le rampe dell’albergo è in atto una guerriglia tra studenti tedeschi e noi sardi. Un tedesco ubriaco ha lanciato una lattina di birra contro una ragazza “dei nostri”, quindi è scoppiato il caos mentre ero all’ospedale. Per le scale ci sono poliziotti armati.
Qualche ora più tardi alcuni compagni di classe mi dicono che dentro quella canna che mi stava mandando al Creatore c’era cocaina.
Praga, città meravigliosa nonché momento zero del mio disturbo d’ansia e della mia ipocondria. Ovviamente, non ho più toccato una canna da allora. Rimango un tabagista caffeinomane.
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