Per sua bontà ci rifila una camera ma non capiamo il numero, così nel buio totale facciamo irruzione in una camera già occupata (urla, insulti, etc etc). Finalmente ci schiantiamo sui letti e decidiamo di dar fondo a tutte le provviste (3 litri di birra a testa) e usufruire del bagno in cui la tavoletta del water non era fissata: crollo sul pavimento con conseguente rumore assordante alle due di mattina (urla, insulti etc etc dalle altre camere).
Sveglia con postumi da sbronza alle 6 per prendere il Talgo e scoprire che era solo su prenotazione.
Dopo 24 ore di treni locali, un’allegra nottata davanti a un cimitero, siamo in Italia dirette a casa. Nonostante penosi tentativi di igiene in treno, puzzavamo talmente che ci hanno lasciato un intero scompartimento tutto per noi.
Arrivate alla meta, scopriamo che eravamo passate dai 30 gradi all’autunno, compresi grandine e bora.
I santi parenti previdenti ci hanno accolto alla stazione muniti di coperte.
Le due profughe erano rientrate.
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