La mia vicina di posto, compagna di banco di una vita al liceo e amica dalle elementari, flirta pesantemente con un nostro compagno di classe, mentre io sono incastrata nel posto finestrino senza potermi sottrarre allo scempio. Decido che la cosa più saggia da fare è fingere di dormire con i capelli davanti al volto, in realtà ascoltando l’iPod.

C’è un solo bagno chimico per 60 persone, che dopo mezz’ora è diventato come il Gange a Varanasi ma senza pira per incendiare il corpo del defunto. Nel piano di sotto ci sono tentativi di accoppiamento, partite a Uno e un centralino telefonico di genitori imbufaliti e terrorizzati che chiamano di continuo, gestito dalla mia prof di greco, una romanaccia dai modi piuttosto spiccioli, “Ah signò, e ndo ca**o staremo, in mezzo alle campagne dell’Ungheria, quando arivamo arivamo”. Fortuna non era la prof di geografia.

Mercanteggiando con gli autisti in un idioma non noto, la mitica prof riesce a ottenere una sosta pipì in autogrill ogni tre ore.

Dopo un imprecisato numero di ore di viaggio, è notte fonda e passiamo davanti alla spettacolare Allianz Arena di Monaco di Baviera, per poi fermarci poco dopo. Noi non siamo abituati alla pulizia degli autogrill, visto che in Italia normalmente ti tocca pisciare con vista sul numero di telefono di “Samantha tutta calda che vive ad Atripalda” e ti promette notti da sogno se la chiami, perciò io e la mia amica non pensiamo di portarci i soldi per andare in bagno. Arrivate lì troviamo i tornelli e non possiamo tornare indietro perché i tempi sono contati. Decidiamo di scavalcare. Un inserviente baffuto grosso come un quattro ante Ikea ci vede e comincia a bussare a tutte le porte dei water con i pugni kitemmuortando in tedesco perché non abbiamo pagato, noi rintanate dentro con una fifa blu.