Il pullman è un torpedone ex-sovietico arancione a due piani, l’ultima manutenzione è stata svolta prima della crisi missilistica di Cuba e la fodera dei sedili è intrisa del sangue di quelli che hanno osato protestare contro il regime. Quale regime? Boh, scegline uno a caso. I due autisti sono in libertà vigilata con obbligo di firma e per loro lo scioglimento del figlio di Di Matteo nell’acido è con ogni probabilità un ameno passatempo domenicale. Di comune accordo mentale, senza esserci consultati, quando li vediamo tutti e 60 gli studenti decidiamo che non è conveniente imparare a cantare in ceco: “E se famo l’incidente more solo er conducente”, e ci limitiamo a: “Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi” per contenere i danni.

I due autisti guidano a turno, ognuno guida per tre ore e si riposa per le successive 3, quello che guida attinge da bere da una tanica di quelle di plastica trasparente tipo fustino del detersivo. Indagini dei RIS escludono che possa trattarsi di acqua.

Partiamo alle 18 da Praga e immediatamente ci ferma una pattuglia per sospetto trasporto di armi chimiche ex sovietiche, ma a una rapida perquisizione del mezzo ci rilascia perché capisce che c’è stato un equivoco, ci siamo solo tolti le scarpe tutti e 60 in contemporanea.