Stanno visibilmente litigando, non capiamo se siano un po’ strani o alterati da droga o alcol. Lei ci chiede di salire e portarla a casa, e lo allontana. Noi ci guardiamo e la facciamo salire. Al che lui si mette a urlare: “YVONNA, AMORE MIO!! Non lasciarmi!!” e piange disperato, con lei che gli dice: “vai via!”.
Noi ci allontaniamo in auto e portiamo la malcapitata verso casa (che ovviamente era da tutt’altra parte), al che la ragazza ci racconta che lui l’ha aggredita e lei si è spaventata.
Le chiediamo se vuole denunciare e la portiamo nella questura più vicina, ma mentre si avvicina alla porta noi ci ricordiamo che quella non è la questura ma è una stazione della guardia di finanza (sono pur sempre le tre di notte e siamo un po’ rimbambiti dal viaggio).
Non c’è comunque nessuno, e noi decidiamo di portarla a casa, le diciamo di parlarne coi suoi e denunciare l’accaduto il giorno dopo.
E poi finalmente, alle 3 di notte, dopo 19 ore di viaggio, con mia cugina distrutta ancora sveglia sul divano, nostra figlia che dorme beata e non si è accorta di niente, un bernoccolo e un po’ di perplessità e imprecazioni, appoggiamo lo zainone da 40 kg di libri e arriviamo a casa.
P.S.: il concorso seguente era ancora in Lombardia. Volevo andarci in auto, ma mi si è rotta la frizione qualche giorno prima e ho preso un treno. Per fortuna nessun cavo tranciato.
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