Maggio 2022.
Mi sposto in un paesino mal collegato della Lombardia per fare il concorso docenti (su cui si potrebbe aprire una lunga parentesi, ma non è qui la sede).
Al ritorno per Trieste prenoto un Flixbus perché, oltre a farmi spendere la metà, mi fa arrivare alle 4 di pomeriggio e non la sera. Penso di aver fatto una figata. La giornata parte benissimo, la simpatica proprietaria del posto dove dormivo mi accompagna alla stazione evitandomi i venti minuti a piedi con lo zaino di libri scolastici da 40 kg (più libretti per mia figlia presi in un impeto di ottimismo all’andata).
Ho appena passato un concorso, il bar di fronte alla stazione fa ottime brioche, sono le 8 di mattina e il treno delle Nord è puntuale: la vita mi sorride. Poi avrei capito che quello era il classico momento di silenzio nei saloon quando sta per scoppiare il finimondo.
Dopo il treno delle Nord e due metropolitane, mi accingo a aprire Google Maps per trovare la stazione di Lampugnano. Ma il mio cellulare è completamente scarico. Mi rendo conto che il caricabatterie ha ripreso a far scherzi, e che dopo una notte in carica e averlo attaccato pure sulle Nord è al 2%. Chiedo quindi ai passanti indicazioni e cammino per un po’ sulla tangenziale finché raggiungo la stazione dei pullman, senza sapere che ore sono né esattamente la direzione del mio Flixbus.
Poco male: mi arrangio, becco qualche rispostaccia da autisti poco simpatici, ma dopo un’oretta d’attesa e aver trovato una coppia di Lubiana che faceva il mio tragitto, ecco il mio bus. Non ho il biglietto (è sul cellulare) ma me la cavo con la carta d’identità. Al che piazzo il mio zaino-mattone, salgo, trovo una presa in cui mi sembra che il cellulare si carichi, mi sistemo e spero di dormire più o meno fino a casa, dopo la giornata tosta del giorno prima.
E invece no. Il bus esce a Verona e si ferma subito dopo il casello. L’autista ci comunica che c’è un guasto. Passa così la prima ora, poi il bus si sposta e arriviamo in una specie di autorimessa per bus in mezzo a una zona industriale, dove rimaniamo fermi un’altra ora. Intanto la gente che deve prendere aerei si dà alla fuga in taxi. Io al momento non ne faccio un dramma: è venerdì, con mia figlia ci sono i nonni, se arrivo qualche ora dopo non sarà una tragedia. E poi quelli di Flixbus, tra un po’, troveranno un bus sostitutivo.
Lascia un commento