Ma si sa, quando hai un unico posto per dormire, ti adatti.
Entrando in casa e vedemmo la cucina piena di spray insetticida ovunque, anche in mezzo ai vari cibi sul tavolo e sui ripiani. Perdendo la poca spavalderia rimastaci, arrancammo inquietati dietro la vecchina, che ci presentò: la grande scalinata scricchiolante con moquette rossa, la tigre di ceramica a grandezza naturale a metà rampa, la camera da letto tutta a fiori, completa di lavandino di fronte ai letti, che non vi dico la puzza della moquette bagnata nei secoli per questa loro usanza, e per finire, l’apoteosi del bagno esterno in comune con le altre due stanze: tutto rosa.
Rosa le piastrelle, rosa il pavimento, rosa i tappeti, rosa le statue, rosa la carta igienica, rosa il copriwater e il rivestimento della tavoletta, in lana di pecora scozzese, probabilmente, rosa il lavandino e la vasca.
Insomma, rosa everywhere.
Mi sembrò di essere in un film dell’orrore di Hitchcock.
Ebbi quasi un colpo apoplettico ma sospirai, ingoiai lo sconforto e mi rassegnai.
Ci preparammo per la notte, ma mi accorsi che la porta della camera non si chiudeva a chiave, quindi sbiancai e incastrai una sedia sotto la maniglia, sicura che la vecchietta sarebbe entrata di notte per ucciderci nel sonno; poi, tra le risate del mio ragazzo che mi sfotteva e i rintocchi dell’orologio a pendolo che ancora oggi non ho capito dove fosse, mi misi a letto.
Voi penserete: finalmente ‘sta poraccia si sarà addormentata, stanca morta per il viaggio e dopo aver piazzato varie trappole tra la porta e il letto stile “Mamma ho perso l’aereo”, e invece no!
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