Uscendo dal “bagno”, spinta dalla curiosità, salgo al piano di sopra. Un corridoio, luci tutte spente ma intravedo altre porte come quella della nostra camera. Poi però, abituando un attimo gli occhi al buio, comincio a notare sacchi neri della spazzatura accatastati contro i muri, e sono anche abbastanza “alti”.
Terrorizzata comunico il tutto alla mia povera madre, che desolata mi propone un giro serale alla ricerca di una birra e di una soluzione. Appena svoltato l’angolo troviamo una strada piena zeppa di hotel molto carini. Di uno troviamo anche l’orario dei check in esposto all’ingresso: 7:30 am.
Torniamo nel nostro tugurio tentando di superare una notte orrenda, in cui proviamo a dormire qualche istante rigorosamente vestite e sopra quelle coperte indegne che sapevano di disinfettante ospedaliero. Tutto ciò, sperando di non finire nei sacchi neri del piano di sopra.
Alle 07:20 del mattino, già sveglie da tempo, scendiamo le scale e ritroviamo l’amico pakistano che ci prova a proporre la colazione.
Guardiamo nella sala delle colazioni, dove tavolini di plastica con sedie di varie altezze e di diverse forme e colori vengono riempiti con brioche confezionate, e ci sono anche dei fantastici cartoni di succo del discount.
Mia mamma gli dice che siamo a posto così e che in realtà dobbiamo purtroppo abbandonare il posto per dei sopraggiunti imprevisti.
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