Conosco una parte di parenti, i più normali.
Il giorno dopo mi riportano in aeroporto: volo spostato al pomeriggio ma si parte!
È novembre, quindi un freddo becco, mentre a Dakar ci sono 34 gradi.
Finalmente arriviamo e si spengono le luci, ma ci lasciano chiusi dentro per 2 ore. C’è uno sciopero di non so chi.
Scendiamo e l’autobus è in sciopero, quindi nella notte attraversiamo la pista al buio. Nel momento del ritiro bagagli mi vogliono fare pagare non so che cosa in dollari mentre un soldato urla un nome simile al mio.
Mi sorge un dubbio e chiedo se stia cercando me, e scopro che lui è stato pagato da mio marito per tirarmi fuori dall’aeroporto.
Esco e c’è il solito buio con mille uomini urlanti.
Sono mezzo ciecata, cerco mio marito e non lo trovo!
Finalmente dopo mezz’ora lo vedo. Si è fatto fare i rasta per farmi una sorpresa. Finalmente arrivo a casa. Poi conosco mia suocera, ma quello è un altro tipo di incubo.
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