Una delle mie amiche incontra per caso il cameriere di una pizzeria dove andavamo sempre (la prima settimana. Poi abbiamo finito i soldi).
Chiacchierano, le offre da bere.
Passa una decina di minuti, lei lo pianta in asso ed inizia a brancolare per la sala. La intercetto, la porto in bagno e capisco che le ha messo qualcosa di non convenzionale nel bicchiere.
Chiamo a raccolta le altre, in gruppo circondiamo e aggrediamo verbalmente il tipo. Lui sbraita che non ha bisogno di drogare una donna per “farsela”. Dei ragazzi del nostro campeggio intervengono e per poco non scoppia la rissa.
Ce ne andiamo dal locale e passiamo la notte in spiaggia, mentre la vittima vede gli unicorni rosa.
Ci risvegliamo sotto il sole delle 10:00, col tacco 12 e le famigliole che ci biasimano con lo sguardo del gatto a cui hai comperato i croccantini del discount.
Ancora mi chiedo come abbiamo potuto non andare a denunciarlo (a nostra discolpa posso dire che eravamo senz’auto, lontane da tutto e l’amica stava male e dovevamo tenerla d’occhio perché si lanciava in mezzo alla strada…).
Giorno XX
Conosciamo tre ragazzi tedeschi di cui uno normale, uno carino e uno fighissimo. Sono l’unica che parla inglese e intrattengo il bonazzo brillantemente per tutta la sera, mentre le altre lo guardano estasiate. Mi sento una strafiga.
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