Il mio viaggio da incubo è avvenuto nel 2005, in Alto Adige

Io e mio marito siamo sempre stati ferventi sostenitori dei locali e delle vacanze childfree: non ci piacciono i bambini e non li vogliamo intorno dei momenti di svago, specie visto che la gran parte di loro è rumorosa, maleducata e sporca.

All’epoca prenotammo insieme ad un’altra coppia di amici senza figli una settimana bianca in una fantastica struttura nella Val Gardena, che non presentava effettivi divieti di portare bambini ma che preferiva e incoraggiava la presenza di soli ospiti adulti; l’estate precendente causa impegni lavorativi non avevamo potuto goderci le ferie ergo aspettavamo questa vacanza con sincero desiderio di relax.

Cinque giorni prima della partenza la coppia di amici con cui avevamo prenotato ci comunica che la cugina di lei è stata “costretta” ad affidare loro il figlio 6enne perché, parole sue, “aveva bisogno di recuperare intimità con il marito”; tanto che problema avremmo mai potuto avere noi a badare al pargoletto, no?

Sfortunatamente anche se con zero preavviso la struttura ha accettato di aggiungere la presenza del marmocchio nella camera dei nostri amici e per sette giorni abbiamo dovuto sorbirci i suoi pianti, capricci e corse forsennate in giro (perché ovviamente non si trattava affatto di uno di quei pochi bambini educati che mi è capitato di incontrare) oltre ovviamente ad essere costretti ad annullare i nostri programmi per le attività in cui lui non avrebbe potuto partecipare come la slittinata in notturna e il parapendio.

Da allora per essere certi di non dover ripetere l’esperienza e farci rovinare nuovamente le vacanze viaggiamo da soli o con amici che condividano apertamente la nostra preferenza.