Estate 2010

Con un gruppo di amici decido di fare una pazzia: groupare per i Depeche Mode durante il tour europeo.
Non nel senso di andarci a letto, piuttosto seguirli fra le tappe.

Arriviamo ad Atene come prima data, mangiamo qualcosa la sera prima ed è tutto molto bello. La mattina iniziamo ad andare alla location, un parco dimenticato da Dio e dagli uomini a 40 minuti dalla città. Ecco, in quel momento cominciano i guai: la macchina è troppo calda e uno della comitiva si è preso una storta. Nel frattempo mi chiedo quale band farebbe un concerto così fuori porta ma vabbè, in Italia alcune band confondono “Milano” con “Trezzo sull’Adda”.

Fatto sta che fa caldo, tanto caldo, e mentre aspettiamo le persone iniziano ad aumentare, e chi soffre il caldo comincia a stare male. A me viene da vomitare, anche perché quel giorno non ho mangiato niente.

L’ultima cosa che avevo nello stomaco era l’insalata greca della sera prima. Dulcis in fundo, poco dopo mi accorgo che il mio biglietto è diverso da quello della mia comitiva e quindi passerei la serata separata da loro. Provo a cambiarlo, niente da fare.

Aprono le porte, entriamo, saluto gli altri con l’accordo di vederci a fine concerto in un punto che abbiamo individuato e mi metto al mio posto comodo, faccio pure amicizia con una coppia greca seduta vicino a me.
Però mi gira la testa, inizio a percepire che qualcosa non vada.

“Bah, sarà la mia immaginazione”, penso.
Inizia la band di apertura, manco me la ricordo.
Seconda band, un duo parecchio truzzo. Finalmente scende la sera e si aspetta la band principale. Si iniziano ad accendere le prime luci, scatta l’ora e… nulla.
Mezz’ora. Nulla.

Iniziamo a guardarci con sguardo perso.

Un’ora. Ancora nulla. Riprendo a pensare che qualcosa non vada, ma non perdo la speranza. “Dai, è il primo giorno di una bella vacanza in cui segui la tua band preferita in giro per l’Europa”.

Un’ora e mezza. Si inizia a parlare di problemi tecnici e che il concerto non sarebbe partito. Inizio ad avere l’ansia.
Due ore. Arriva il manager della band e un’interprete greca.

“Ragazzi. Abbiamo brutte notizie, il concerto è cancellato. Dave si è sentito male ed è stato trasportato in ambulanza. Avrete notizie se si farà domani”. Vedo volare bottiglie.
Le luci si accendono.
La speranza muore.
E so che c’è stata pure una rivolta.

Epilogo: mi ribecco col mio gruppo nel punto stabilito e non so se essere inca**ata per tutto o preoccupata per Dave. Successivamente mi hanno detto che gli ho urlato parolacce, ma di questo non ho ricordi.

Fatto sta che ho speso soldi, volo, albergo, benzina e saltato lezioni per qualcosa che non c’è stato.

Il giorno dopo cerco inutilmente di cambiare data dell’aereo, con mio padre che mi dice di calmarmi e andare a vedere almeno l’acropoli per aggiustare al meglio la delusione. Torno a casa depressa e voglio dormire per un mese.

Seguono mesi di ansia per lui e 10 anni di qualcosa di molto simile al PTSD (mi rifiuto di pensare che lo fosse davvero per ‘sta ca**ata) ogni volta che vado a un concerto, mi è passata solo di recente.

Roba che mi viene il panico se la band principale ritarda anche solo di cinque minuti.

Un anno dopo ho mollato il fandom dei Depeche per divergenze varie. Ho smesso di ascoltarli a causa di brutti ricordi e non solo di questo. E ho imparato che se devi andare all’estero per vedere una band che ti piace, meglio farlo quando c’è un tour che non tocca l’Italia. Comunque, è meglio fare gite fuori porta se la band merita davvero.