Gita scolastica itinerante in Grecia (Atene, Peloponneso e Creta).

Com’era il detto? Chi ben comincia è già a metà dell’opera. E io decisi di cominciare in bellezza mandando a fan**lo mia madre mezz’ora prima della partenza poco prima che i miei mi accompagnassero al porto per prendere il traghetto. Risultato: mio padre furibondo che mi insegue per il salone con l’intento di suonarmele, io che mi faccio prendere per non farlo stancare troppo ma nel tentativo di difendermi mi faccio scudo con la lasagna appena preparata da mamma per il viaggio. Sarà comunque buonissima, ma maciullata.

La tratta Bari-Patrasso dura da mezzogiorno alla mattina. Di notte non dormiamo, perché non abbiamo intenzione di dormire e anche perché alcune ragazze di classe si ficcano in camera. L’accoglienza della classica e poetica Grecia è tragicomica: un inserviente si fa tutte le cabine bussando, spalancando la porta (senza curarsi delle condizioni di chi c’era dentro) e urlando “Bongiornooo Patrassoooo” in un italiano malarrangiato.

Dopo 2 ore di pullman sull’itinerario per Delfi ci fermiamo a fare colazione. La guida greca si raccomanda sulla distinzione tra il caffè italiano e il caffè greco (cioè ci avvisa che loro chiamano il nostro caffè in modo diverso). Io provo a spiegarmi, ma non ci riesco, e mi servono una specie di milkshake dal sapore truculento che pago €4,50 e ingurgito solo perché sono a corto di carburante.

Capitolo a sé stante, i pullman. L‘aspetto degli autisti, trasandato e malconcio, ci aveva già suggerito che qualcosa non andasse in quel meraviglioso angolo del mondo. Il Paese era in uscita da una crisi nerissima, e tutti erano alla fame. Compresi i nostri autisti, che ci truffarono per ben due volte. La prima su un’autostrada, dove all’improvviso una mia compagna di classe estrae troppo violentemente il porta carte del suo sedile, che rimbalza sul corridoio del bus provocando un fragore inconfondibile: l’autista si getta sulla destra, ferma il bus, e recupera il pezzo incriminato. La mattina dopo ci chiederà €50 di rimborso. Conditi da altri €120 per la presunta rottura del perno di un sedile (i pullman erano malmessi peggio degli autisti, ma questo potevate evincerlo dal contesto poco felice di cui sopra). Proviamo a mercanteggiare sul prezzo, perché €120 per un perno sono assolutamente sproporzionati, ma lui non si convince: o così, o non si parte. Quindi organizziamo una rapida colletta e mettiamo insieme la cifra richiesta a suon di spiccioli.

Mio padre, inguaribile giramondo, mi aveva preannunciato che in ex Jugoslavia e in Grecia, per uno strano motivo che la scienza non si sa spiegare, le blatte hanno delle dimensioni fuori dal comune. Ebbi la fortuna di incontrarne una mentre ero comodamente seduto sul water in un graziosissimo hotel di Creta. E lei fece capolino niente meno che dal rotolo di carta igienica alla mia sinistra. Facilmente prevedibile il mio scatto felino e la conseguente caccia alla bestia (fallita, per sparizione della stessa) e successiva decisione di dormire accampati in un’altra stanza.

Per gli accordi presi con l’agenzia fatti in modo tale da non spendere tanto, la nostra razione di cibo giornaliera consistette ogni giorno di una porzione di patate e carne, degustata nei posti più infimi dell’Ellade. I frutti si colsero tra il quarto e il quinto giorno di viaggio, sul traghetto per Creta: un mio amico si beccò la gastroenterite e intasò il cesso nel tentativo di scaricare, facendo straripare l’allegro contenuto nella cabina.

Io mi salvai dalla gastroenterite, ma la dea bendata mi punì l’ultima notte di viaggio sul traghetto per Bari: botta di febbre a 40, e l’unica immagine rimastami è il volto della mia prof di arte preoccupatissima che mi sveglia alle 4 del mattino, in preda agli spasmi della febbre, per somministrarmi un tramezzino prima di prendere la Tachipirina. Di contro, le mie precarie condizioni fisiche impietosirono i miei, con cui feci pace già al rientro.